lunedì 14 febbraio 2011

L'Egitto contagia l'Iran, scontri e caos


L'onda lunga delle rivolte nel Maghreb e in Egitto arriva in Iran e ridà vita all'Onda Verde. Teheran scende in piazza per una marcia non autorizzata, organizzata dall'opposizione proprio a sostegno delle proteste al Cairo e negli altri Paesi africani, e scoppia il caos. Un producer della Bbc ha riferito di «pesanti scontri» tra manifestanti e forze dell'ordine. I siti d'opposizione «Peykeiran» e «Herana» hanno parlato di un dimostrante morto e di due feriti. Secondo testimoni oculari, la polizia avrebbe aperto il fuoco vicino alla piazza Tohi. Spari sarebbero stati uditi nei pressi della piazza Enghelab, nel centro di Teheran. «Migliaia di persone - secondo altri testimoni - hanno marciato nel centro della capitale». I militari avrebbero usato anche i lacrimogeni per disperdere i manifestanti. E ci sarebbero stati «numerosi arresti». L'America segue con attenzione quanto sta avvenendo in Iran. E, a differenza della prudenza con cui gli Usa accolsero le proteste dell'Onda Verde nell'estate del 2009, stavolta Washington esprime il suo sostegno alle «aspirazioni» dell'opposizione iraniana e intima a Teheran di non ricorrere alla violenza contro i manifestanti. Lo ha spiegato Hillary Clinton, esortando il regime degli ayatollah a «sbloccare» il sistema politico del Paese.
VIAVAI DI AMBULANZE - Gli scontri più pesanti si sono registrati vicino alla piazza Azadi, in via Azerbaigian, testimoniati da un costante andirivieni di ambulanze fra la zona e un vicino ospedale. «La gente - ha scritto un giornalista della Bbc sul posto - ha dato fuoco a cassonetti nel centro di Teheran e la polizia ha sparato così tanti gas lacrimogeni che, in alcune parti della piazza Azadi, è quasi impossibile respirare». La rete di cellulari è stata completamente oscurata nel centro della capitale iraniana, secondo la fonte. Altri scontri sono stati registrati attorno all'università di Teheran e all'università Sharif. Le agenzie ufficiali iraniane negano gli incidenti, scrivendo al contrario che la città «è ancora più calma rispetto agli ultimi giorni». Secondo il sito d'opposizione iraniano «Iranpressnews», l'opposizione in piazza ha chiesto le dimissioni della Guida Suprema, l'ayatollah Ali Khamenei, auspicando che il leader della Repubblica Islamica lasci il potere così come è avvenuto al termine della rivolta popolare in Tunisia con il presidente Zine el-Ebidine Ben Ali e in Egitto con l'ex rais Hosni Mubarak.
BRUCIATI I CASSONETTI - la protesta nella capitale, all'inizio silenziosa, era formata da piccoli gruppi di manifestanti che si sono riuniti nei pressi di piazza Azadi. In un secondo momento, alcuni oppositori hanno lanciato slogan anti-governativi e dato fuoco a bidoni della spazzatura. La protesta a Teheran è la prima dopo le manifestazioni del dicembre 2009, durante le quali furono uccise otto persone. Manifestanti dell'opposizione si sarebbero radunati in diverse piazze della capitale iraniana ma anche di altre città del Paese, in particolare Isfahan e Shiraz, secondo quanto riferiscono alcuni testimoni. Nella capitale, gli oppositori hanno dato vita a cortei e proteste nelle piazze Imam Hossein, Enghelab, Ferdowsi, Haft-e-Tir e Sadeghieh, ma sono stati affrontati da uno schieramento molto ingente di forze anti-sommossa. Sui siti d'opposizione viene rilanciato in queste ore un video assai violento che mostra un presunto basij, un miliziano filogovernativo, picchiato a Teheran dai manifestanti dell'Onda Verde. Il filmato è datato 14 febbraio, ma non è possibile per il momento accertare la veridicità delle immagini, né se la persona picchiata sia realmente un miliziano del governo.
USA E FRANCIA - Consapevole dello «storico ruolo» svolto fin qui dai social network nelle proteste, il Dipartimento di Stato Usa ha cominciato a inviare messaggi su Twitter agli iraniani. Il flusso è cominciato domenica, quando gli Stati Uniti hanno accusato il regime di Teheran di ipocrisia perché, mentre a parole ha appoggiato i cortei anti-governativi in Egitto, ha poi cercato di soffocare le manifestazioni organizzate in Iran a sostegno delle rivolte popolari che stanno dilagando in tutto il Medio Oriente. L'ultimo 'tweet', in ordine di tempo, quello odierno, mentre da Teheran arrivavano le prime notizie degli scontri tra forze dell'ordine e manifestanti: sull'account, USAdarFarsi, Washington ha invitato Teheran a permettere «alle persone che godono degli stessi diritti universali di riunirsi pacificamente e di manifestare come al Cairo». E anche dalla Francia è arrivata una dura condanna per i «vincoli» imposti all'opposizione riformatrice dell'Iran, che si è vista impedire ogni manifestazione nella Repubblica islamica. «Siamo preoccupati per il divieto delle manifestazioni indette dall'opposizione iraniana e per i vincoli imposti all'opposizione», ha detto a Parigi il portavoce del ministero degli Esteri francese, Bernard Valero. «La Francia - ha aggiunto - chiede alle autorità iraniane di rispettare il diritto d'espressione di tutti i suoi cittadini. Chiede alle autorità iraniane di liberare tutte le persone detenute arbitrariamente».
TENSIONE NEL BAHREIN - Disordini tra la popolazione e la polizia si sono registrati anche in tre località del Bahrein, in occasione del «giorno della rabbia», decretato sulla scia delle manifestazioni tunisine e egiziane. Secondo le fonti, la polizia ha usato gas lacrimogeni e ha sparato pallottole di gomma contro la popolazione, causando «il ferimento di almeno 14 dimostranti».

La Cassazione: adozione anche per i single


MILANO - Il Parlamento italiano apra alle adozioni di minori da parte dei single, anche se con le dovute cautele. Lo chiede la Corte di Cassazione, spiegando che nulla in contrario è infatti previsto dalla Convenzione di Strasburgo sui fanciulli del 1967 che contiene le linee guida in materia di adozione. La Suprema corte - nella sentenza 3572 - sottolinea che «il legislatore nazionale ben potrebbe provvedere, nel concorso di particolari circostanze, ad un ampliamento dell'ambito di ammissibilità dell'adozione di minore da parte di una singola persona anche con gli effetti dell'adozione legittimante». Perplessità sono state espresse dal cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, secondo il quale nei procedimenti di adozione «in linea generale, la priorità è il bene del bambino, che esige un padre e una madre». «Non conosco nel dettaglio questo caso e il pronunciamento della Suprema Corte - ha specificato Antonelli -. Ma in linea generale ogni bambino ha diritto a una madre e a un padre: questa dovrebbe essere la normalità».
IL CASO - La sentenza della Cassazione nasce dalla convalida, seppur in forma non pienamente legittimante ma «mite», dell'adozione di una bimba russa alla quale farà da mamma una donna «sola» di Genova. Depositata lunedì, questa sentenza contiene l'osservazione sul fatto che il Parlamento non ha ancora provveduto a varare una legge che consenta l'adozione da parte dei single.
LA SENTENZA - Per i giudici del «Palazzaccio» l'adozione legittimante «è consentita solo a coniugi uniti in matrimonio»: deve «escludersi che allo stato della legislazione vigente, soggetti singoli possano ottenere il riconoscimento in Italia dell'adozione di un minore pronunciata all'estero con effetti legittimanti». Questo, «fermo restando - concludono gli "ermellini" - che il legislatore nazionale ben potrebbe provvedere, nel concorso di particolari circostanze, ad un ampliamento dell'ambito di ammissibilità dell'adozione di minore da parte di una singola persona anche con gli effetti dell'adozione legittimante». (Fonte: Ansa)

Attività parlamentare al minimo Solo una legge dall'inizio dell'anno


Il premier Berlusconi
Il premier Berlusconi
ROMA - Una sola legge sfornata in quarantaquattro giorni. E non siamo nel bel mezzo della calura estiva o nel pieno della campagna elettorale. Per giunta, non si può certamente dire che sia stato un provvedimento particolarmente impegnativo per il Parlamento: la conversione in legge di un decreto approvato dal governo a novembre dello scorso anno sui rifiuti della Campania. Il bilancio dell'attività legislativa di Camera e Senato dal primo gennaio 2011 è tutto qua. Un vuoto senza precedenti, che difficilmente sarà colmato. Date un'occhiata ai calendari: dopo la sfacchinata dal Milleproroghe, altro provvedimento con targa governativa sul quale i deputati si sono accapigliati nel tentativo di infilarci dentro di tutto, comprese norme maleodoranti come il blocco delle demolizioni delle costruzioni abusive in Campania o l'ennesimo condono edilizio, la Camera ha in programma la discussione di alcune interrogazioni, qualche mozione sonnacchiosa e disegni di legge parlamentari senza alcuna speranza di passare. Basta dire che durante tutto lo scorso anno di proposte non governative ne sono state approvate soltanto dieci. Il minimo storico. Come al minimo storico sono le sedute. Nei 409 giorni trascorsi dal primo gennaio del 2010 l'Aula di Montecitorio si è riunita in 171 occasioni. Ancora più sporadicamente quella di Palazzo Madama. Dove i giorni di seduta sono stati 129. Conosciamo le obiezioni. «L'attività parlamentare non si può limitare alle sedute. Per esempio, ci sono le commissioni...». Vero. Ma a parte la singolarità di certi organismi (nel Parlamento del Paese con le leggi più complicate del mondo c'è da anni anche una commissione per la semplificazione normativa, ed esistono ben due diverse commissioni d'inchiesta sulla sanità pubblica), il loro lavoro dovrebbe sfociare quasi tutto nell'Aula. Per non parlare dei casi in cui le commissioni fanno da tappo, com'è avvenuto in occasione del pareggio sul voto al federalismo. Un imprevedibile effetto degli scossoni politici che hanno investito il centrodestra, certo. Ma pur sempre un bel contributo alla paralisi che stiamo vivendo.
La situazione non sarebbe tanto diversa se a votare le leggi fossero soltanto i capigruppo, come ha proposto un paio d'anni fa Silvio Berlusconi («era una provocazione, un paradosso», si corresse poi il premier). Per il semplice fatto che da votare c'è ben poco. Quanto sia ormai profondo il senso di inutilità e frustrazione dalle parti del Parlamento lo dice il clamoroso gesto di un senatore ritenuto rispettabile come Nicola Rossi. Che ha spiegato la sua decisione di gettare la spugna in questi termini: con questo sistema elettorale i parlamentari sono nominati dai partiti, e non avendo investitura popolare non possono avere indipendenza di giudizio, e senza di questa non si lavora. Stop. Preso atto che tale stato di cose non si può cambiare con un colpo di becchetta magica, non ha potuto fare altro che dimettersi. Non soltanto dal suo partito, con il quale si trovava comunque in dissenso per ragioni politiche, ma dal Senato. Consumando così fino in fondo il divorzio da un Parlamento la cui funzione principale è diventata quella di ratificare leggi preconfezionate a scatola chiusa dagli uffici governativi.
Cosa che invece non hanno fatto altri, i quali pure a parole avevano manifestato disagio. Il leghista Matteo Brigandì, per esempio: «Mi dimetto perché non ha più alcun senso fare il parlamentare. Le Camere sono state svuotate di ogni loro funzione. Non hanno più alcun potere di iniziativa legislativa e sono state messe nella condizione di fare solo il notaio del governo», ha dichiarato un giorno. Ma poi è rimasto onorevole fino a quando non è stato nominato dallo stesso parlamento nel Consiglio superiore della magistratura. Per non parlare del recordman assoluto degli assenteisti, Antonio Gaglione, che è sbottato: «Stare in Parlamento è un lavoro frustrante, una perdita di tempo e una violenza contro la persona». Dimettendosi subito dopo dal partito, il Pd. Ma in Parlamento ci è rimasto. Anche la coerenza ha un prezzo: ovviamente inferiore all'appannaggio da deputato che il Nostro continua a intascare.
Non che l'attività di governo sia particolarmente più frenetica. Con le energie tutte concentrate a parare i colpi della magistratura che indaga sui festini nelle residenze di Silvio Berlusconi, come dimostrano i recenti propositi di rimettere in cima all'agenda dell'esecutivo il processo breve o il decreto sulle intercettazioni, resta evidentemente poco carburante per altro. A giudicare dalla durata fulminea delle riunioni di Palazzo Chigi, le discussioni sulle questioni di merito dei singoli provvedimenti sono sempre più rapide. L'ultimo Consiglio dei ministri, quello sull'emergenza degli sbarchi a Lampedusa, è durato cinque minuti d'orologio: dalle 13.35 alle 13.40. Il 21 gennaio, per esaminare e approvare una decina di provvedimenti, fra cui quisquilie come il Piano sanitario nazionale e la disciplina degli sfratti, oltre a quindici nomine, ci hanno messo poco più di un'ora. La durata media delle 50 riunioni di governo dal primo gennaio 2010 a oggi è stata di 64 minuti, meno della metà di quella del precedente (e rissoso) esecutivo di centrosinistra. E questo di per sé potrebbe anche non essere un segnale negativo. Se non fosse però che mentre il dibattito interno si fa sempre più flebile, rimangono penosamente al palo progetti e riforme che rappresentavano l'ossatura del programma di governo.
Rendendo forse ancora più inutile l'esistenza a Palazzo Chigi, già di per sé sorprendente, di ben due strutture incaricate di seguire il «Programma»: quella del ministro Gianfranco Rotondi e quella del sottosegretario alla Presidenza Daniela Garnero Santanchè. Qualche caso? Il rilancio dell'energia nucleare (in clamoroso ritardo) e il piano casa (un flop gigantesco). Mentre le iniziative per dare «una scossa all'economia», termine coniato dal governo Berlusconi sette anni orsono ma finora senza risultati, sono prigioniere della carenza di risorse economiche, quando non della necessità di recuperare consensi in pericolosa discesa o della mancanza di fantasia, come sta a dimostrare il riciclaggio di vecchie promesse mai decollate. Piani per il Sud, riforme fiscali... E siamo poi sicuri che i tempi di alcune proposte, per esempio la riforma della Costituzione nella parte che riguarda l'impresa, siano compatibili con il fiato corto di questa sedicesima legislatura? 

Malattia misteriosa colpisce gli ospiti di Mr «conigliette». Problemi respiratori, sintomi influenzali, mal di testa

MILANO - È stata forse colpa della troppa plastica presente nella stanza? Dopo una cena per una raccolta fondi nella gigantesca villa losangelina del fondatore di Playboy, Hugh Hefner, un centinaio di ospiti, tra questi molti vip, si sono sentiti male, colpiti da una misteriosa malattia che li ha costretti a letto per giorni. Il Dipartimento di salute pubblica di Los Angeles è intervenuto per indagare l'origine dell'inspiegabile epidemia. L'infezione potrebbe essere stata causata da un bacillo che vive in ambienti umidi quali idromassaggi e piscine.
L'arzillo Hef e i suoi ospitiL'arzillo Hef e i suoi ospiti    L'arzillo Hef e i suoi ospiti    L'arzillo Hef e i suoi ospiti    L'arzillo Hef e i suoi ospiti
EPIDEMIA - Hugh Hefner a 84 anni sa come restare sempre al centro delle cronache dei giornali. Non solo perché a fine dicembre ha annunciato le imminenti (ed ennesime) nozze con la coniglietta 24enne, la modella britannica Crystal Harris (giurando che «stavolta sarà per sempre»), e perché recentemente ha deciso di ricomprarsi Playboy tornando così ad essere interamente il proprietario della rivista per soli uomini. In questi giorni le autorità sanitarie stanno indagando nella villa dell'arzillo «Hef» dopo che un centinaio di ospiti sono stati colpiti da una «misteriosa malattia» a seguito di una cena di beneficenza con party, riporta il Los Angeles Times. Alcuni degli invitati hanno postato messaggi allarmati su Facebook, altri hanno parlato direttamente con i reporter del giornale. I pazienti riferiscono di gravi problemi respiratori; sintomi influenzali, forti mal di testa e anche di polmonite. «Mi sono ammalato qualche ora dopo», racconta uno degli ospiti della cena, l'imprenditore David Castello. Aggiungendo: «Sono stato costretto a letto per cinque giorni e anche se nel frattempo ho superato la cosa, mi sento ancora molto debole».
NEBULIZZATORE - Gli ospiti sospettano di essere stati colpiti dalla cosidetta febbre di Pontiac, una variante più lieve della legionella. Si presenta con febbre, malessere generale, mialgia, cefalea ed a volte tosse e gola arrossata. Gli agenti patogeni, cosidette legionelle, si moltiplicano facilmente in ambienti caldi e umidi, come per esempio piscine, impianti di idromassaggio o nei condizionatori d'aria. La diffusione della malattia dentro la villa di Playboy potrebbe però essere stata generata da speciali nebulizzatori. Il party, al quale erano presenti oltre 700 invitati da 30 Paesi, si è svolto già lo scorso 3 febbraio. Visto, tuttavia, il moltiplicarsi dei casi di contagio, il Dipartimento di salute pubblica ha deciso contattare via email gli ospiti della serata non ancora colpiti dalla malattia, mettendoli in guardia dal possibile pericolo.

Juve: passa la paura per Matri, distrazione muscolare intercostale


Alessandro Matri (Ansa)
Alessandro Matri (Ansa)
MILANO - Alla Juventus tirano il fiato. Il responso medico per il nuovo goleador della Vecchia Signora è solo una lieve distrazione di un muscolo intercostale. Alessandro Matri aveva subito un infortunio nel finale del match di domenica sera contro l'Inter,tanto da limitare il centravanti negli ultimi minuti, nei quali ha giocato con una fasciatura stretta e tenendosi il costato. Si temeva infatti l'incrinazione di una costola, che avrebbe comportato un lungo stop. Accertamenti radiologici ed ecografici, invece, hanno evidenziato solo la distrazione muscolare intercostale di lieve entità che dovrebbe essere risolta in settimana.
ULTRAS - Intanto sono tre i tifosi arrestati dalla Digos di Torino al termine degli scontri tra le opposte tifoserie durante la partita Juventus-Inter. Altri tre (due interisti e uno juventino) sono stati denunciati per possesso di fumogeni e oggetti atti a offendere. «Abbiamo ulteriori indagini in corso», riferisce Giuseppe Petronzi, dirigente della Digos di Torino, «che stiamo conducendo con i colleghi di Milano per arrivare all'identificazione di altri tifosi rimasti coinvolti nelle tensioni».

Ronaldo lascia il calcio


MILANO - Il Fenomeno dice basta. Ronaldo appende le scarpe al chiodo. «Non ce la faccio più», ha dichiarato l'attaccante al giornale Estado Sao Paulo, anticipando l'annuncio del ritiro che darà con una conferenza stampa. Il 34enne attaccante brasiliano di Barcellona, Inter, Real Madrid e Milan ha spiegato che avrebbe voluto continuare ma il fisico non lo sorregge: «Penso a un'azione ma non riesco a farla come vorrei». Ronaldo aveva già parlato di ritirarsi a fine anno, ma l'eliminazione del suo Corinthias dalla Coppa Libertadores, uno dei pochi trofei che gli mancavano, lo ha indotto ad anticipare l'addio al calcio.
I GIORNALI - I media locali hanno in questi giorni sottolineato che a spingere Ronaldo sono sia la frustrazione derivante dalla sconfitta del Corinthias nella coppa Libertadores contro la squadra colombiana Tolima, sia la reazione molto violenta di alcuni tifosi del Corinthias. Proprio questi due elementi, in particolare le minacce dei tifosi, hanno provocato l'addio al Corinthias annunciato questo fine settimana di un altro «big» del calcio brasiliano, Roberto Carlos, che ha però ricevuto un'offerta molto interessante per trasferirsi in Russia. Non bisogna d'altra parte dimenticare, aggiungono inoltre i media brasiliani, i problemi di peso di Ronaldo. A ricordare quest'ultimo aspetto è stato in questi giorni il più prestigioso dei tifosi del Corinthians, e cioè l'ex presidente brasiliano Luiz Lula da Silva: Ronaldo è «ingrassato», ha commentato Lula, rilevando che è stato «un giocatore eccezionale», il quale avrebbe però dovuto smettere di entrare in campo «ormai molto tempo fa».

Ruby spogliata da Mandrake La marocchina nello spot di Marra


Indiscrezioni tutte confermate. Il nuovo spot diLabirinto femminile con Ruby Rubacuori è online, con tanto di traduzione in diverse lingue: anche russo, arabo e giapponese. La 18enne marocchina al centro dell'inchiesta che vede inquisito Silvio Berlusconi è la nuova musa di Alfonso Luigi Marra, avvocato-scrittore. Karima segue Manuela Arcuri e Lele Mora nei panni di testimonial. Oddio «nei panni» è una parola grossa visto che, tempo due secondi, e in scena si presenta una sorta di Mandrake in mantello nero che spoglia Ruby. La ragazza resta in slip e reggiseno. Dopodiché inizia a pubblicizzare il prodotto, affiancata dalle copertine giganti dei libri di Marra. Un'immagine che sembra stridere con le rivendicazioni anti-veline delle donne che hanno invaso le piazze italiane. Lo spot è stato diffuso sul web il 13 febbraio, proprio nel giorno della manifestazione «Se non ora quando?» sulla dignità della donna.
«SIGNORAGGIO BANCARIO» - La pubblicità dura un minuto: la diciottenne parla del libro, epistolario sullo «strategismo sentimentale» ma pure di «etichettatura e riforma costituzionale europea», per finire col «signoraggio primario e secondario» pezzo forte della pluriennale battaglia contro le banche dell'avvocato Marra, che fa studio al centro direzionale di Napoli. Non solo:Labirinto femminile passa decisamente in secondo piano quando Ruby invita a cliccare sufermiamolebanche.it per chiedere di «ricalcolare dall'inizio il saldo del tuo conto corrente» (sic).

Domani la decisione del gip sul processo immediato a Berlusconi

MILANO - Il gip di Milano Cristina Di Censo non dovrebbe decidere oggi sulla richiesta di giudizio immediato avanzata dalla Procura di Milano per Silvio Berlusconi, imputato per concussione e prostituzione minorile nell'ambito del caso Ruby. Da quanto si è saputo, il provvedimento del giudice potrebbe arrivare domani.
L'ALTRO FILONE - Intanto, per il fine settimana si attende la chiusura del filone principale dell'inchiesta che vede indagati per induzione e favoreggiamento della prostituzione minorile il consigliere regionale Nicole Minetti, il direttore del Tg4 Emilio Fede e l'agente dei vip Lele Mora.

Berlusconi: «Napolitano non scioglierà le Camere»

MILANO - Il capo dello Stato Giorgio Napolitano non ha alcuna intenzione di sciogliere il Parlamento. Lo ha detto lunedì mattina il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, aggiungendo che presto potrà contare alla Camera su una maggioranza di 325 deputati. «Non credo che sia nei pensieri, assolutamente, del presidente Napolitano», ha detto Berlusconi, a proposito della possibilità che il capo dello Stato sciolga le Camera, in un collegamento telefonico alla trasmissione Mattino5.
LA GARANZIA - Secondo i media, nel colloquio al Quirinale di venerdì scorso Napolitano avrebbe prospettato la possibilità di sciogliere il Parlamento se proseguono i conflitti istituzionali. «Napolitano mi ha garantito che finché c'è un governo che governa... non esistono, non esistono motivi per scogliere il Parlamento», ha spiegato Berlusconi. «Per interrompere la legislatura occorre che il presidente Napolitano consulti sia i presidenti delle Camere che il presidente del Consiglio, cioè Silvio Berlusconi. Quando successe per Ciampi lui allora acconsentì, questo non è il nostro caso perché il governo è nella pienezza delle sue funzioni». Berlusconi ha aggiunto che «c'è molta confusione ma io ho le idee molto chiare: l'interesse del Paese è quello di avere un governo stabile». Il presidente del Consiglio ha poi annunciato: «Alla Camera arriveremo presto a una maggioranza di 325 deputati, cioè più che sufficiente sia in aula che nelle commissioni».


SU FINI - Poi boccia la proposta fatta domenica da Gianfranco Fini di dimettersi entrambi: «È una proposta irricevibile, io non ho infatti mai tradito il mandato degli elettori, non ho sabotato il governo e le riforme e non ho usato la mia veste istituzionale per ordine complotti e ribaltoni». «Non si era mai visto nella storia repubblicana - aggiunge - un presidente della Camera prima fondare un partito e poi trasformare la terza carica dello stato in una fazione politica».

Atene, arrestato il terrorista palestinese che preparava un attentato in Europa

WASHINGTON – La polizia greca ha arrestato ad Atene Ghaleb Taleb, il terrorista palestinese legato al gruppo Fatah Al Islam e sospettato di preparare un attentato in Europa. La presenza del militante in Grecia era stata svelata dal Corriere della Sera nell’edizione di sabato.
LA BIOGRAFIA - Taleb, conosciuto anche come «lo straniero» o «il ragazzo», sarebbe stato tenuto d’occhio da mesi dall’anti-terrorismo. O almeno questa è la versione delle autorità che hanno precisato di essere intervenute nel timore che l’estremista potesse fuggire. Con lui è stata fermata una seconda persona sospettata di far parte del gruppo qaedista. Secondo informazioni della stampa greca anche il predecessore di Taleb in Grecia, Mohammed Musa, sarebbe stato arrestato da diverso tempo. È probabile che i due possano essere espulsi verso il Libano o consegnati all’Autorità palestinese. I referenti di Taleb lo hanno inviato in Grecia con l’obiettivo di ampliare il network creato da Musa. Il piano prevedeva di far affluire piccoli nuclei di mujahedin dal Libano – cosa avvenuta – per poi «disperderli» in Europa in vista di un attacco terroristico. Elementi del gruppo sono stati segnalati in Olanda, Belgio, Francia e Bulgaria. Taleb garantiva documenti puliti, denaro e un supporto. Fatah Al Islam è nato, in circostanze misteriose, nel 2006 raccogliendo volontari dal Golfo, palestinesi, yemeniti e siriani. Nel 2007 è stato protagonista di una sanguinosa ribellione in Libano stroncata dall’esercito: 400 le vittime. Per l’intelligence la fazione è stata coinvolta in un fallito attentato su un treno in Germania (2006) e in un attacco contro la sede dei servizi segreti siriani a Damasco (2008).