venerdì 18 febbraio 2011

Piano giustizia: primo sì dal governo

MILANO - Approvato all'unanimità la relazione del ministro della Giustizia Angelino Alfano sul ddl che contiene la riforma costituzionale della riforma della giustizia. Le bozze, già pronte dallo scorso novembre, sarebbero state tirate fuori dai cassetti del ministero della Giustizia giovedì. E oggi, nel corso della riunione a palazzo Chigi, si è deciso di varale. La riforma prevede un ddl costituzionale per separare le carriere di giudici e pm, per dividere in due il Csm e per dare più poteri al ministro della Giustizia. Non è escluso che - secondo quanto si è appreso - il governo intenda procedere anche con un ddl sulla responsabilità civile dei magistrati. Un Consiglio dei ministri straordinario sarà convocato nei prossimi giorni per l'approvazione definitiva mentre martedì si riunirà un comitato di ministri e di tecnici per approfondire i contenuti del testo del ddl. La decisione è stata presa dopo il via libera all'unanimità alla relazione del Guardasigilli Alfano.
IL DDL - La bozza di riforma contenuta in tre fogli di schede riassuntive che il Guardasigilli Angelino Alfano aveva sottoposto all'attenzione del Quirinale lo scorso novembre aveva ricevuto un altolà dai finiani che, per bocca della presidente della Commissione Giustizia Giulia Bongiorno, contestavano la prevista maggioranza laica del Csm, l'attribuzione di maggiori poteri al ministro della Giustizia, l'ipotesi di una polizia giudiziaria più autonoma dal pubblico ministero. La trattativa si era interrotta in contemporanea con lo strappo politico tra Pdl e Fli.
NELLA BOZZA - Ora - secondo quanto si è appreso - il governo potrebbe decidere di andare avanti lo stesso. In tal caso, con un ddl costituzionale sarà previsto che i giudici saranno indipendenti da ogni potere e soggetti solo alla legge, mentre i pm potrebbero diventare un «ufficio» organizzato secondo le norme sull'ordinamento e con la facoltà di esercitare l'azione penale secondo priorità stabilite dalla legge. E ancora: l'uso della polizia giudiziaria non avverrà più indiscriminatamente ma «secondo modalità stabilite dalla legge»; verranno creati due Csm, uno dei giudici e l'altro dei pm mentre un organismo ad hoc (una sorta di alta corte di disciplina) vaglierà i procedimenti disciplinari di tutte le 'toghè. Nelle originarie bozze, inoltre, era prevista l'inappellabilità delle sentenze di assoluzione in primo grado e l'attribuzione al ministro della Giustizia di maggiori poteri, incluso quello di partecipare alle riunioni dei Csm senza diritto di voto.
Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (Eidon)
Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (Eidon)
BERLUSCONI - Il progetto di riforma della giustizia riparte nel momento in cui il presidente del Consiglio si sente politicamente più forte dopo la fuoriuscita di alcuni senatori e deputati di Futuro e Libertà. Berlusconi, dopo aver incassato due rientri importanti, è convinto che la maggioranza crescerà ancora alla Camera: l'obiettivo resta quello di «aggiungere» almeno dieci deputati ai 316 attuali, per garantirsi il riequilibrio delle Commissioni e la tenuta nei prossimi passaggi parlamentari. E il traguardo sarebbe in vista: Mi avevano dato per finito e invece..., sarebbe stato il ragionamento del Cavaliere con chi ha avuto modo di sentirlo a cui avrebbe confidato, come rivela il Corriere: I miei avversari non esistono più. Si parla anche dell'ipotesi di formare un nuovo gruppo a Montecitorio in modo da avere più rappresentanti nelle Commissioni e in particolar modo nell'ufficio di presidenza che dovrà essere chiamato a pronunciarsi sull'eventuale conflitto di attribuzione da sollevare davanti alla Consulta per il caso Ruby anche se lo stesso Berlusconi anticipa che «non presenteremo richiesta di conflitto di attribuzione». Mercoledì prossimo, quando i «numeri» in Parlamento saranno più chiari, Berlusconi dovrebbe ritoccare la squadra di palazzo Chigi con l'innesto dei responsabili. Per lunedì prossimo il partito ha convocato a Milano parlamentari, ministri, sottosegretari e presidenti di commissione lombardi per studiare le prossime iniziative politiche contro la giustizia ad orologeria perché, riferiscono, «non si può accettare una così palese violazione della volontà parlamentare».
QUAGLIARIELLO E L'IMMUNITÀ - Nel frattempo Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo vicario del PdL al Senato, in un intervento sul Tempo chiede di ripristinare l'immunità parlamentare: «Liquidare come "spirito di autoconservazione della casta" i ripetuti voti con cui in diverse circostanze il Parlamento ha preservato lo spazio della politica e la sovranità popolare da incursioni giudiziarie, significherebbe non aver compreso la reale posta in gioco». Per Quagliariello si tratta di «una grande anomalia italiana» a causa della quale è oggi possibile «l'attacco alle istituzioni democratiche».

17 marzo festa per decreto. La Lega: follia


ROMA - Il Consiglio dei ministri ha deciso: il 17 marzo sarà festa nazionale per celebrare la ricorrenza dei 150 anni dall'Unità d'Italia. Una decisione che, per venire incontro alle proteste arrivate soprattutto dai rappresentanti degli industriali, prevede che «al fine di evitare nuovi e maggiori oneri a carico della finanza pubblica e delle imprese private, per il solo anno 2011 gli effetti economici e gli istituti giuridici e contrattuali previsti per la festività soppressa del 4 novembre non si applicano a tale ricorrenza ma, in sostituzione, alla festa nazionale per il 150/o anniversario dell'Unità d'Italia». Il 4 novembre, dunque, non verrà pagato come festività soppressa.
Umberto Bossi con Roberto Calderoli (Emblema)
Umberto Bossi con Roberto Calderoli (Emblema)
CALDEROLI: FOLLIA - Il governo si è però spaccato sulla decisione: «Non hanno aderito tre ministri» ha detto Ignazio La Russa, ministro della Difesa. Con tutta probabilità si tratta dei tre rappresentanti leghisti Maroni, Bossi e Calderoli. E proprioRoberto Calderoli ha sparato ad alzo zero subito dopo il Cdm: «Fare un decreto legge per istituire la festività del 17 marzo, un decreto legge privo di copertura (traslare come copertura gli effetti del 4 di novembre, infatti, rappresenta soltanto un pannicello caldo e non a casa mancava la relazione tecnica obbligatoria prevista dalla legge di contabilit…), in un Paese che ha il primo debito pubblico europeo e il terzo a livello mondiale e in più farlo in un momento di crisi economica internazionale è pura follia. Ed è anche incostituzionale». Poi ha proseguito con il suo attacco alla decisione: «Come ho già detto sono e resto contrario alla decisione di non far lavorare il Paese il 17 di marzo, sia per il costo diretto che è insito in una festività con effetti civili che per quello indiretto, che proverrà dallo stimolo di allungare la festività in un ponte da giovedì fino a domenica. Se vogliamo rilanciare davvero il Pil di questo Paese con il decreto legge di oggi abbiamo fatto l'esatto contrario», conclude.

LE REPLICHE DEL PDL - Commentando le parole di Calderoli, La Russa ha cercato di gettare acqua sul fuoco delle polemiche: «Non c'è nessuna rottura, nessuna frattura» con la Lega, «ma solo una diversitá di opinioni. Non obbligheremo nessuno a festeggiare l'Unitá d'Italia, chiediamo solo rispetto».
«C'è molta soddisfazione per gli effetti positivi che la festa del 17 marzo porterà al settore del Turismo» ha detto Michela Vittoria Brambilla. «Ci sono diverse festività che cadono nel week end e nel lunedì quindi questa festa sarà un'occasione per viaggi in Italia e compenserà l'assenza di altri ponti».
E per il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, celebrare il 17 marzo è «neutrale da un punto di vista economico», anche perché il 2011 è «un anno positivo dal punto di vista dei giorni lavorati».

Auto in regalo ad alcune ragazze Le verifiche della Procura

MILANO - Un pacchetto «tutto compreso» premiava le ospiti delle notti di Arcore: non soltanto le buste con i soldi in contanti di varia entità (minimo sindacale 2 mila euro), e i gioielli donati, e l'affitto e le bollette pagati per gli appartamenti messi a disposizione in via Olgettina, ma anche automobili in regalo. Intestate ad alcune delle ragazze, ma pagate a tre concessionarie milanesi dall'amministratore del portafoglio personale del premier, Giuseppe Spinelli. «Generoso», il presidente del Consiglio. Anche se un po' seriale e risparmioso nel declinare questa «generosità» nei riguardi delle ragazze protagoniste delle sue feste. La serialità si ritrova nel fatto che, alla stessa stregua delle buste di denaro con banconote sempre da 500 euro, delle collane di pregio medio provenienti da stock acquistati in elevata quantità, e della gestione degli affitti affidata su larga scala a Nicole Minetti, così anche le auto pagate dal tesoriere del premier sono quasi tutte (con poche eccezioni di maggior cilindrata) sempre di due tipi, «Mini» e «Smart». Mentre a testimoniare che il premier ami regalare, ma a suo modo non scialare, è il fatto che le auto siano le un po' più economiche vetture aziendali a «chilometri zero».
Una parte degli accertamenti è ancora in corso, un'altra compare invece già tra le fonti di prova elencate dal decreto di giudizio immediato del premier firmato dal gip Cristina Di Censo, che a pagina 24 richiama «l'annotazione di polizia giudiziaria del 2 febbraio 2011» con «accertamenti sulle autovetture di proprietà» di sei ragazze, e la successiva o «da cui emergono i pagamenti in favore di concessionarie operati dal conto corrente 02472/80 intestato a Giuseppe Spinelli presso la Banca Popolare di Sondrio» a Segrate.
Questo è un esempio tipico del modo con il quale la Procura ha trattato le non certo lineari dichiarazioni di Karima "Ruby" el Mahroug, la giovane marocchina indicata parte lesa del reato di prostituzione minorile contestato al premier. La ragazza, in uno dei verbali estivi (dopo il 3 agosto i pm hanno deciso di non interrogarla più) aveva accennato a una automobile tedesca che un giorno Berlusconi le avrebbe promesso. Vero? Falso? Ai pm preme piuttosto riscontrare la circostanza che altre donne, che l'indagine documenta fossero presenti alle notti di Arcore e sostiene si siano prostituite con il premier, abbiano in effetti poi ricevuto in regalo automobili sulla scia proprio dello schema delineato, seppure confusamente, da Ruby.
«Voglio essere risarcita per essere stata ferita così tanto dai media italiani e stranieri che mi hanno trattata come una prostituta, e tutto l'oro del mondo non sarebbe abbastanza», ha lamentato ieri la ragazza in alcune mail con l'agenzia Associated Press, che riferisce di aver ricevuto da Ruby una richiesta di 15 mila euro per una intervista. La giovane, che è indagata dalla Procura dei minorenni per furto (la famosa denuncia da cui scaturì la notte in Questura del 27 maggio 2010) e per false generalità (date quando aveva subìto uno scippo), ha un nuovo avvocato dopo Luca Giuliante (toltosi in ottobre per una possibile incompatibilità con l'altro assistito Lele Mora) e Massimo Dinoia (urtato in febbraio da talune iniziative di Ruby e Giuliante emerse dalle indagini): è una specialista di processi minorili, Paola Boccardi, che a Milano organizza anche i corsi dell'Ordine forense per i difensori d'ufficio proprio di minorenni.

Pure il collegio difensivo di Berlusconi, formato dai parlamentari Niccolò Ghedini e Piero Longo, si amplia con la nomina, quale sostituto processuale di Longo, di Giorgio Perroni, già avvocato di Previti nei processi Imi-Sir e lodo Mondadori, del banchiere Paolo Del Bue nel processo sui diritti tv Mediaset, del dirigente Fininvest Alfredo Messina nel processo sulla bancarotta Hdc del sondaggista Crespi. Di recente Perroni è stato, seppure per tre giorni, codifensore di Mora (cioè dell'accusato di aver reclutato prostitute per Berlusconi), ma, quando la collega Nadia Alecci ha lasciato l'impresario tv per mantenere la difesa di Emilio Fede, anche Perroni ha preferito rinunciare ad assistere Mora.