giovedì 24 febbraio 2011

«Prepariamoci a migrazioni bibliche» «Ce la faremo, ma non per molto»

ROMA - «Dobbiamo essere preparati a migrazioni bibliche». Lo ha detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, intervistato aMattino 5. Le notizie dell'arrivo di possibili flussi di profughi «sono verosimili - ha confermato il ministro spiegando che - già in condizioni normali la Libia è stata il punto di partenza di molti barconi che poi sono arrivati in Italia. Questo flusso - ha ricordato La Russa - si era sostanzialmente interrotto grazie all'accordo con la Libia. In una situazione del genere - tuttavia - oltre al flusso normale potrebbe esserci un flusso straordinario di stranieri cioè di cittadini non libici che vivono e lavorano in Libia». Si tratta circa di due milioni e mezzo di persone, «una percentuale delle quali - ha concluso il ministro - potrebbe cercare di raggiungere l'Europa».
Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni (Eidon)
Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni (Eidon)
MARONI E L'EUROPA - Secondo il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, da cui dipende la gestione dell'ordine pubblico, l'Italia può «fronteggiare l'emergenza» immigrati causata dalle rivolte in Nordafrica, «ma non per tanto tempo». Parlando a margine del Consiglio europeo Affari interni, che si tiene a Bruxelles, Maroni è tornato a chiedere una compartecipazione di tutti i Paesi europei alla gestione del flusso di profughi atteso per le prossime settimane. Tuttavia, ha sottolineato, «non mi faccio illusioni» sulla disponibilità delle altre nazioni ad uno «smistamento» dei migranti. Quanto all'aspetto politico dell'escalation libica, il ministro si è detto «molto preoccupato»: «Questa mattina - ha sottolineato - Al Qaida ha detto che supporta i ribelli ed è contro Gheddafi. Noi cosa facciamo? Serve un differente approccio da parte dell'Europa».

Bin Laden droga la gente di Zawia

«Bin Laden ha distribuito delle pillole stupefacenti e droghe agli abitanti di Zawia per combattere contro il nostro caro Paese». Muammar Gheddafi parla ancora una vola in diretta tv, collegato telefonicamente col al tv di Stato libica e attacca al Qaeda. «Quel che sta accadendo a Zawia è una commedia: gli uomini di Bin Laden hanno distribuito le droghe nell'acqua, nello yogurt, nel cibo agli abitanti, che armati stanno devastando la città», ha aggiunto Gheddafi.

Gheddafi nel bunker di Tripoli Bombardata la città di Zawia

TRIPOLI - La Libia di Gheddafi si sta stringendo sempre di più, è praticamente divisa in due con la parte orientale controllata dai ribelli. Il tutto in mezzo a un bagno di sangue di cui è difficile valutare i termini reali, data l'enorme difficoltà di controllare tutte le segnalazioni che escono dal paese. «Le milizie del regime stanno bombardando Zawia, la stanno massacrando, la gente sta morendo». È questo l'ultimo l'allarme lanciato da una testimone oculare all'Ansa. «È un massacro, ed è difficile stimare il numero di morti» ha aggiunto un ex ufficiale all'emittente Al Arabiya, descrivendo quanto sta accadendo nella città che si trova circa 40 km a ovest dalla capitale, dove c'è stato anche un lancio di missili anti-aereo contro il minareto della moschea. Un primo bilancio, reso noto da testimoni a un sito arabo, parla di 40 morti e decine di feriti. Almeno 20 militari sarebbero stati uccisi «perché si sono rifiutati di sparare sulla folla». Lo riferisce Al Jazeera, mostrando le immagini di un posto di polizia nella città dato alle fiamme. Alla popolazione di Zawia e non solo, Muammar Gheddafi ha rivolto un discorso, in collegamento telefonico con la televisione di stato libica, puntando il dito contro Osama bin Laden.

IL COLONNELLO NEL BUNKER - Gli oppositori al regime hanno preso il controllo di diverse città vicine alla capitale libica mentre il Colonnello è asserragliato a Tripoli, nel bunker di Bab al-Aziziya. Lo riferisce la rete al Arabiya secondo cui le truppe ancora fedeli a Gheddafi hanno isolato la capitale stendendo un cordone di mezzi e truppe con cui difendere il Raìs. La zona di Bab al-Aziziya a Tripoli, dove si trova la residenza del leader libico, sarebbe senza elettricità dalla scorsa notte. Secondo quanto riferisce il sito "Libya al-Youm", che cita fonti locali, nella notte l'intero quartiere è stato colpito da un blackout elettrico che ha interessato anche la zona di al-Mansura e la via al-Jumhuriya. L'interruzione della corrente elettrica è coincisa con una sparatoria avvenuta nei dintorni della residenza di Gheddafi, durante la quale sono stati visti cecchini posizionarsi sui tetti dei palazzi del quartiere per sventare un'eventuale attacco. Testimoni parlano inoltre di miliziani africani fedeli a Gheddafi che hanno circondato il quartiere di al-Tajura.

LA MARCIA DEI MERCENARI - Migliaia di mercenari e miliziani africani si stanno intanto dirigendo verso Tripoli per portare rinforzi al leader libico, mentre la rivolta contro il regime, immutato da 42 anni, sembra essere arrivata a una fase decisiva, dopo una settimana di violenze che potrebbero aver fatto migliaia di morti.
ANNUNCIATA MANIFESTAZIONE PER VENERDI' A TRIPOLI - Gheddafi, scrive il New York Times, sta rafforzando il suo quartier generale di Tripoli, mentre i suoi oppositori nella capitale stanno organizzando la loro prima iniziativa di protesta coordinata per venerdì. «Su ogni cellulare arriva un messaggio relativo a una grande manifestazione di protesta per venerdì a Tripoli» dice un testimone locale, aggiungendo che il discorso minaccioso rivolto al Paese dal colonnello Gheddafi ha portato la determinazione dei rivoltosi «al 100 percento». I ribelli che si sono impadroniti praticamente di tutta la parte est del Paese, fino alla frontiera con l'Egitto, hanno avvertito che marceranno sulla capitale: «Il nostro obiettivo è Tripoli», ha ammonito uno dei rivoltosi.
COMBATTIMENTI IN CORSO - Le milizie fedeli al leader libico Muammar Gheddafi hanno attaccato i manifestanti che da giorni controllano la città di Misurata. Lo ha annunciato la tv satellitare Al-Arabiya secondo la quale ci sarebbero diverse vittime. Testimoni hanno riferito che si è svolta una violenta battaglia vicino all'aeroporto della città. I miliziani sarebbero riusciti ad avere la meglio sui manifestanti che hanno poi tentato in questi minuti di riprendere il controllo della città. Le persone fuggite dalla Libia in Tunisia hanno invece raccontato che i ribelli anti-Gheddafi hanno preso il controllo della città nordoccidentale di Misurata, situata a circa 200 chilometri da Tripoli, oltre alla parte est del paese, attorno alla città di Bengasi, dove la rivolta è scoppiata la scorsa settimana. Violenti scontri si sono verificati anche nella città di Sabratha, 80 chilometri a ovest di Tripoli, dove si trova un importante sito archeologico romano. In questa località, riferiscono testimoni locali, ci sarebbe un massiccio dispiegamento di mercenari stranieri. «I comitati rivoluzionari (pilastro del regime libico, ndr.) stanno cercando di uccidere tutti coloro che si oppongono a Gheddafi» ha detto un medico scappato da Sabratha, che ha parlato in condizione di anonimato per paura di ritorsioni. Per la prima volta ci sono notizie di proteste anche nella città meridionale di Sabha, considerata una roccaforte del leader libico.
AL QAEDA A FIANCO DEGLI INSORTI - Il ramo nordafricano di Al Qaeda si schiera a fianco dei dimostranti anti-regime in Libia, e accusa Muammar Gheddafi di essere un «assassino di innocenti». Lo riferisce il Site, il gruppo di monitoraggio dei siti estremisti islamici, citando un comunicato dell'Aqmi pubblicato online. «Siamo addolorati dalla carneficina e dai vili massacri perpetrati dall'assassino di innocenti Gheddafi - si legge nel testo - contro la nostra gente e i musulmani disarmati che si sono levati contro la sua oppressione e la sua tirannia». «Facciamo appello ai musulmani libici perché abbiano fermezza e pazienza, e li incitiamo a continuare la propria battaglia e rivoluzione per cacciare il tiranno criminale», aggiunge il comunicato.
TESORO DI 32 MILIARDI NEGLI USA - Muammar Gheddafi in 42 anni al potere avrebbe accumulato un tesoro di 32 miliardi di dollari, la maggior parte depositati e celati negli Stati Uniti. Questo è quanto emerge da uno dei cablogrammi dell'ambasciatore americano a Tripoli diffusi da Wikileaks da cui emerge che Gheddafi venne avvicinato da Bernard Madoff, l'ex finanziere ebreo condannato a 150 anni di carcere per una maxi-truffa da 65 miliardi di dollari, e da Allen Stanford, in prigione per frode. Per sua fortuna Gheddafi non cadde nella trappola. Il cablogramma è datato 28 gennaio 2010.
LA UE NON ESCLUDE INTERVENTO MILITARE - L'Unione europea non esclude un intervento militare per fronteggiare l'emergenza umanitaria che si sta configurando in seguito alla crisi in Libia. È quanto si apprende da fonti comunitarie, che parlano di «ipotesi allo studio» e di tema «delicato e complesso». L'Unione europea dispone di unità militari chiamate «battle groups» all'interno dello «staff militare dell'Unione europeo» che, istituito dal trattato di Nizza del 2000, in questi 10 anni ha già gestito missioni internazionali in Bosnia, Macedonia e Congo. Il ministro della Difesa Ignazio La Russa, conversando con i giornalisti alla Camera ha però smentito questa ipotesi. «Per azione militare umanitaria - precisa - immagino che si intendano azioni di peacekeeping come quelle in cui siamo impegnati in diverse parti del mondo». In ogni caso, «non se ne è parlato, non mi pare che ci siano le condizioni in questo momento»
ALITALIA FERMA I VOLI - L'Alitalia ha sospeso i voli di linea con Tripoli. «A causa dell'aggravarsi della situazione presso l'aeroporto di Tripoli - afferma la compagnia in una nota - dove è compromessa la possibilità per i passeggeri di raggiungere i gate d'imbarco, non funzionano i collegamenti telefonici interni e internazionali, sono a rischio le misure di sicurezza e i servizi di handling e di assistenza - Alitalia, in linea con quanto deciso da altre compagnie aeree, sospende i voli di linea sulla destinazione fino a che non saranno ripristinate le necessarie condizioni operative».

Sanità, richiesto l'arresto per Tedesco Ai domiciliari un uomo scorta di Vendola


BARI - Sono almeno cinque le persone che sono state arrestate questa mattina nell'ambito dell'inchiesta sul malaffare della sanità pugliese. Nell'indagine è coinvolto l'ex assessore alla Sanità (e attuale senatore del Partito democratico) Alberto Tedesco per cui è stata chiesta l'autorizzazione all'arresto alla giunta per le autorizzazioni a procedere di Palazzo Madama. Tra le altre persone finite in carcere e ai domiciliari c'è anche un componente della scorta del presidente della regione Puglia, Nichi Vendola, e imprenditori ed ex dirigenti delle Asl pugliesi. Al centro dell'indagine il malaffare degli appalti sulla sanità. I pm titolari dell'inchiesta sono Desireè Digeronino, Francesco Bretone e Marcello Quercia: il gip Giuseppe De Benedictis, che ha firmato l'ordinanza, ha rigettato 18 richieste d'arresto della Procura e ne ha concesse solo sei (ma ha accolto due misure interdittive). Condividendo solo in parte la tesi accusatoria della Procura barese. Ecco la lista dei nomi coinvolti dall'inchiesta.
GLI ARRESTI - Oltre alla richiesta d’arresto in carcere emessa nei confronti del senatore Tedesco, è stato arrestato anche Mario Malcangi collaboratore del parlamentare. Ai domiciliari sono finiti Paolo Albanese, di 51 anni, di Terlizzi, componente della scorta del presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola. Arresti domiciliari, inoltre, per Guido Scoditti, di 68 anni, di Lecce, direttore generale della Asl salentina. Gli arresti domiciliari sono stati decisi inoltre anche per gli imprenditori di Bisceglie Diego Rana, di 52 anni e Giovanni Garofoli, di 66 anni. Misure interdittive, inoltre, sono state disposte per Alessandro Calasso, di 63 anni, di Bari, direttore sanitario della Asl barese e Antonio Acquaviva di 55 anni, medico oculista, la cui nomina al’ospedale di Terlizzi, secondo l’accusa, sarebbe stata favorita da Alberto Tedesco. Gli arrestati e Alberto Tedesco la cui richiesta di arresto dovrà essere esaminata ora dalla giunta alle autorizzazioni a procedere del Senato, sono indagati a vario titolo per concussione, corruzione e frode in pubbliche forniture.
L'INDAGINE - L'inchiesta nel febbraio 2009 ha portato alle dimissioni dell’ex assessore regionale alla Sanità, Alberto Tedesco, ora senatore del Pd, riguarda soltanto la questione degli appalti pilotati, e le nomine realizzate ad hoc per primari di ospedali e dirigenti Asl.