domenica 13 febbraio 2011

Le parole del ministro dell'Interno a Che tempo che fa sul caso ruby

MILANO - «È un rischio reale». Così il ministro dell'Interno Roberto Maroni, ospite durante la registrazione del programma "Che tempo che fa", parla del rischio ipotizzato dal presidente Napolitano sulla fine della legislatura. «Una situazione di conflitto permanente determina questo rischio» e aggiunge: «Lo dico da ministro dell'Interno prima che da dirigente della Lega».
CASO RUBY - Il ministro dell'Interno ha poi parlato del caso Ruby, dicendo che le imputazioni nei confronti di Silvio Berlusconi da parte della Procura di Milano sono «molto deboli e non hanno sostanza». Maroni ha aggiunto che, a suo giudizio, la «competenza è del Tribunale dei ministri». «Voglio ancora sottolineare - ha detto a Fabio Fazio - che dalle indagini della Procura di Milano nessuno ha violato le procedure, la sera del 27 maggio in questura. Nipote o non nipote - ha insistito riferendosi alla parentela con Hosni Mubarak che avrebbe evocato Silvio Berlusconi -, in Questura hanno fatto quello che dovevano fare».

Governo, Berlusconi ricevuto da Napolitano al Quirinale

Il premier, Silvio Berlusconi, è stato ricevuto per un'ora e mezza circa al Quirinale dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.Continua a leggere questa notizia
L'incontro arriva in un momento di grande tensione fra le istituzioni.Lo rende noto un comunicato del Colle senza fornire dettagli.
Ieri Berlusconi, indagato nell'inchiesta Ruby per concussione e prostituzione minorile, è tornato ad attaccare i pm milanesi parlando di 'golpe bianco', e ha accusato i suoi detrattori di volere una Repubblica "puritana", avendo in mente in realtà una "democrazia autoritaria".
Stamani il Csm ha espresso a Napolitano, che presiede l'organismo di autogoverno della magistratura, preoccupazione per l'aspro conflitto istituzionale in atto.
Il Quirinale nel darne notizia con una nota, ha ricordato anche le parole pronunciate di recente dal capo dello Stato, secondo cui "conclusioni di verità e giustizia" non si possono raggiungere con "tentazioni di conflitti istituzionali e strappi mediatici".
Berlusconi, accompagnato come di consueto nelle visite al Colle dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, non ha rilasciato dichiarazioni rientrando nella propria residenza di Palazzo Grazioli.
La scorsa settimana Napolitano ha giudicato irricevibile il decreto legislativo inviatogli dalla presidenza del Consiglio.

Bimbi morti Roma: Papa, chiediamoci se si poteva evitare

(ANSA) - CITTA' DEL VATICANO, 13 FEB - 'Una societa' piu' solidale e fraterna avrebbe potuto evitare' la morte dei 4 fratellini rom arsi vivi la scorsa settimana a Roma. Lo ha affermato il Papa durante la preghiera dell'Angelus. In piazza San Pietro tutta la famiglia dei bimbi, accompagnati dalla Comunita' di Sant'Egidio. Benedetto XVI, durante la preghiera dell'Angelus, riflette sulla 'pienezza della legge e della carita'', cioe' sul fatto che 'ogni precetto diventa vero solo come esigenza di amore' e che 'la novita' di Gesu' consiste essenzialmente nel fatto che lui stesso 'riempie' i comandamenti con l'amore di Dio'.'Il pietoso caso dei quattro bambini rom, morti la scorsa settimana alla periferia di questa citta', nella loro baracca bruciata, impone di domandarci se una societa' piu' solidale e fraterna, piu' coerente nell'amore, cioe' piu' cristiana, non avrebbe potuto evitare tale tragico fatto'. 'E questa domanda - ha aggiunto - vale per tanti altri avvenimenti dolorosi, piu' o meno noti, che avvengono quotidianamente nelle nostre citta' e nei nostri paesi'. La riflessione di papa Ratzinger muoveva dal 'discorso della montagna', che si legge questa domenica nelle chiese cattoliche. Per il papa teologo 'forse non e' un caso che la prima grande predicazione di Gesu' si chiami discorso della montagna'. Gesu' e' 'disceso dal Cielo per portarci al Cielo, all'altezza di Dio, sulla via dell'amore'.

Venezia: il comune vuole Palazzo Ducale

(ANSA) - VENEZIA, 13 FEB - Il Comune di Venezia vuole dallo Stato il simbolo del potere della Serenissima, Palazzo Ducale. Dopo aver temuto di perdere la competenza della sua principale via d'acqua, il Canal Grande, ora l'amministrazione municipale ha deciso di avviare una trattativa per acquisire in dote dal Demanio l'edificio-immagine della citta' e della sua storia.C'e' un ostacolo: palazzo Ducale ospita ancora uffici statali come la Sopraintendenza che dovrebbero essere prima spostati. Una commissione comune-Demanio-Ministero beni culturali decidera' quali immobili potranno essere ceduti nell' ambito del federalismo demaniale.'Che la citta' acquisisca, oltre all'uso, la piena proprieta' di Palazzo Ducale e' un preciso desiderio del sindaco - sottolinea l'assessore Paruzzolo - stiamo discutendo con Demanio e Beni Culturali'. Anche il ministro Renato Brunetta, durante la campagna elettorale per la poltrona di sindaco, non aveva nascosto il suo interesse particolare per il palazzo, arrivando a proporre di farne la sede stabile dei consigli comunali. All'acquisizione si frappone comunque un ostacolo: Palazzo Ducale e' ancora sede di uffici statali come quelli della Soprintendenza. La legge non consente che possano essere ceduti ai Comuni edifici che hanno queste funzioni. Il progetto diverrebbe possibile, dunque, solo se si arrivasse ad una permuta, con la messa a disposizione da parte del Comune di un altro edificio dove la Soprintendenza possa trasferirsi.

Vercelli, uccide la madre a coltellate e fugge: arrestato a Milano


MILANO - Una tragedia della follia: è questa la spiegazione che, finora, viene data all'omicidio di Maria Rosa Barberis, 67 anni, la donna uccisa ieri a coltellate nella sua abitazione di Tronzano (Vercelli). Il figlio Gabriele Romanato, 39 anni, sofferente di disturbi psichiatrici, fermato dai carabinieri a Milano, avrebbe agito in preda a un raptus, ma soltanto gli sviluppi dell'indagine potranno chiarire definitivamente tutti gli aspetti della vicenda. Maria Rosa era separata dal marito, che vive a Tronzano, e aveva un altro figlio, il quarantaquattrenne Marco.
LA VICINA - L'allarme è stato dato da una vicina di casa che, ieri mattina, verso le 10.30, ha affermato di aver sentito delle urla. I carabinieri di Vercelli, per aprire la porta al secondo piano della palazzina di via Cava Grande, hanno dovuto chiamare i vigili del fuoco, e già in quel momento si è cominciato a pensare che non si poteva trattare dell'irruzione di uno sconosciuto. La donna era a terra, in una pozza di sangue, e di Gabriele non si avevano più notizie: si era allontanato a piedi e probabilmente aveva già preso un treno.
LA CACCIA ALL'UOMO - Le ricerche, cui ha preso parte anche la squadra elicotteri di Volpiano, sono scattate immediatamente. Secondo fonti non confermate, Gabriele Romanato aveva fatto sapere a un familiare, dopo sette ore di latitanza, che era intenzionato a tornare a casa. La telefonata era partita da una cabina di Milano. I militari hanno poi fermato l'uomo alla Stazione Centrale.(Ansa)

Domenica sera Juventus-Inter, il derby d'Italia

I tre punti leggeri col Parma consentono al Milan di eliminare uno degli avversari più complessi, la Roma. Molta la differenza tra Milan e Parma, all'inizio nel Milan erano in panchina sia Pato che Robinho, ma troppo forte il risultato per non prevedere anche la complicità dell'avversario. Il Parma simula una grande squadra, ma non lo è. Da qui i suoi problemi. Non ha niente della squadra che deve salvarsi e niente della squadra che deve vincere. Così scivola a piombo. Il Milan a suo modo è come il Napoli, rigido nel complesso, straordinario nei singoli. Questo non è il campionato delle grandi organizzazioni di gioco. Pesano moltissimo gli individui. Il Milan ne ha così tanti che può a turno dare respiro a qualcuno.
Il Napoli no, è più aspro, ha più confini. Senza Cavani, Lavezzi o Hamsik ha molta meno qualità, ma per adesso tutti resistono, anzi spesso raddoppiano. Cavani è a 20 gol, davvero l'infinito nel campionato italiano dopo 25 partite. Quando Maradona vinse la classifica dei cannonieri nei tempi del primo grande Napoli, ne segnò 15 in 30 partite. Così ieri il Napoli ha messo fuori la Roma dalla rincorsa. Era nell'aria da un po' di giorni. Più la società si avvicina a essere venduta e più la squadra fa un passo indietro. Perdi d'identità, non hai riferimenti, sai che cambieranno i dirigenti, che andrà via l'allenatore, dimentichi per cosa stai correndo. Ora la sconfitta darà almeno la calma che purtroppo serve in queste occasioni. Difficile sapere se gli americani vinceranno subito o meno, ma gli ultimi 15 anni hanno dato alla città la coscienza di una forza mai avuta nei precedenti cento. Roma ha troppo popolo, troppa massa critica, troppo potere. Non può che essere ricca, non può che avere una sua grande differenza, quindi una grande squadra.
Il suo crollo riapre intanto la corsa a un posto Champions anche per la Juve. Delneri si allarga molto quando dice che fino al 29 gennaio la squadra era da scudetto, ma ha ragione quando pensa la squadra meglio di come appare. Lui ha costruito un impianto corretto, ha più forza che magia, ma c'è dietro lavoro. Per questo con l'Inter torna a essere la partita della stagione. Perché se la Juve perde, perde anche molto del suo futuro, perde speranze, ritorna una grande squadra qualunque, che è altro da essere quel che si pensa. L'Inter invece si gioca il presente. Il Milan resiste, porta colpi. Rincorrere ha questo destino, non puoi mai sbagliare. La Juve oggi può far perdere il campionato all'Inter. Una rivincita agra, ma reale. È questo scambio di destino che rende grande la partita come ai vecchi tempi.

Lavezzi nei guai, le tv beccano uno sputo

ROMA - Brutto episodio a metà primo tempo di Roma-Napoli, beccato dalle telecamere di Sky Sport, ma non rivelato dalla terna arbitrale guidata da Bergonzi. Nelle immagini trasmesse dalla tv satellitare nell'intervallo del match si vede il giallorosso Rosi avvicinarsi all'argentino Lavezzi e sputargli alle spalle, all'altezza del collo, e ricevere a sua volta dall'argentino uno sputo all'altezza del viso. A essere precisi, l'unica cosa piuttosto certa è il gestaccio di Lavezzi, che Cassetti va subito a segnalare all'arbitro Bergonzi, urlando: «Gli ha sputato, gli ha sputato». Mentre lo sputo iniziale di Rosi non è netto dalle immagini trasmesse, anche se sembra molto probabile. Il direttore di gara della sezione di Genova ha fatto cenno di proseguire: a fare giustizia, e a chiarire la dinamica del fattaccio, sarà la prova tv. In vista, ci sono pesanti squalifiche.
ROSI AMMETTE - «Ho risposto a una sua gomitata a gioco fermo - ha detto a fine gara il giallorosso Aleandro Rosi ai microfoni di Sky - Io mi sono innervosito e da lì è nata la sgradevole situazione che abbiamo vissuto. È stato molto furbo a non farsi vedere dall'arbitro - ha aggiunto Rosi -Non penso di dovermi prendere tutte le colpe. Lo sputo? Io non l'ho preso, il suo mi ha colpito in faccia».
MAZZARRI: «PROVOCATO» - Sullo sgradevole episodio ha espresso il suo parere anche Walter Mazzarri, tecnico del Napoli: «Ho parlato con Lavezzi - ha detto dopo la fine del match - e mi ha confidato di essere stato provocato. Ha subito uno sputo dall'avversario, sul collo e a quel punto si è sentito di rispondere. Secondo me ha sbagliato, ma un episodio simile è capitato anche a me quando giocavo. Sono cose che ti fanno arrabbiare e perdi la testa». Il tecnico ha ammesso di attendersi una decisone in merito dal giudice sportivo, attraverso la prova tv, anche se spera nella clemenza e che si tenga conto della «provocazione subita» .
RANIERI : «INQUALIFICABILE» - Non è stato tenero, anche con il suo giocatore, il tecnico giallorosso Claudio Ranieri: «Non ho parlato col giocatore di questo episodio, ma se ha fatto ciò che mi dite - ha detto ai giornalisti - lo trovo inqualificabile. Sputare a un avversario è la cosa peggiore che si possa fare su un campo di calcio».

Lampedusa, mille arrivi nella notte Il prefetto gestirà l'emergenza

MILANO - Sempre più grave la situazione a Lampedusa. Da mezzanotte alle 9 del mattino di domenica 977 persone sono sbarcate sull'isola a bordo di diverse «carrette del mare», come ha riferito il comandante della locale Capitaneria di porto Antonio Morana. Il mare e piatto e il sole favoriscono la traversata dalle coste africane. Altri due barconi carichi di migranti sono stati avvistati dai velivoli della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza e potrebbero giungere nelle prossime ore. Sulla banchina del molo Favaloro, sono centinaia gli immigrati che stazionano in attesa di essere comportati in diverse strutture di accoglienza per poi, come avvenuto in questi giorni, essere trasferiti altrove via aereo o nave. Sabato sera una delle imbarcazioni è affondata subito dopo le operazioni di trasbordo dei cento immigrati che trasportava su una motovedetta della guardia costiera. In totale gli sbarchi hanno superato quota cinquemila.

LO STATO D'EMERGENZA - Il Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di emergenza umanitaria, e sabato sera il ministro Maroni ha nominato il prefetto di Palermo Giuseppe Caruso commissario straordinario per l'emergenza immigrati a Lampedusa. Tra i nodi da risolvere c'è quello della sistemazione delle migliaia di profughi sbarcati nei giorni scorsi. I posti nei centri d'accoglienza di Bari, Crotone e Caltanissetta, infatti, sono quasi esauriti, e l'ondata migratoria, almeno per il momento non pare destinata ad arrestarsi. Tra le soluzioni adottate per far fronte all'emergenza, l'istallazione di una tendopoli in provincia di Siracusa, realizzata dalla Croce Rossa Italiana. Fino ad ora il governo insiste sulla chiusura del centro di accoglienza. «Si punta a al trasferimento entro sabato di tutti gli immigrati presenti sull’isola» ha ribadito il sindaco di Lampedusa Bernardino De Rubeis.

ANCHE TRE DONNE - Tra gli immigrati sbarcati nelle ultime ore, tutti provenienti dalla Tunisia, anche tre donne. «Per noi è diventato impossibile vivere là: ci sono violenze, rapimenti e non si capisce più chi comanda. Il paese è allo sbando», ha detto una delle tre, spiegando di essere partita la sera prima. Tutte hanno affermato di voler raggiungere la Francia dove si trovano dei loro parenti. Le tre donne facevano parte degli oltre 100 extracomunitari che sono stati salvati stanotte da una motovedetta della Guardia Costiera, circa 17 miglia a largo di Lampedusa: si trovavano su un barcone in difficoltà, che imbarcava acqua, e che è affondato subito dopo che gli stranieri erano stati trasbordati sulle unità della Capitaneria di porto.

Redazione online

Berlusconi : niente urne senza il mio consenso

MILANO - Non lo hanno capito. Non hanno compreso davvero perché una nota, quella del Quirinale, che si apre con un riconoscimento della serietà della posizione di Berlusconi che «non ha mai evocato la piazza», si chiuda con un monito durissimo ad abbassare i toni e con la minaccia dello scioglimento delle Camere. Una nota, peraltro, che come raccontano gli uomini del Cavaliere è stata addirittura sollecitata da Palazzo Chigi, per fare «chiarezza» su un colloquio, quello di venerdì al Quirinale, che come ripeteva anche ieri sera il premier «è andato molto meglio di quanto dicono, ho spiegato le mie ragioni e penso proprio che siano state capite».

Evidentemente le cose non stanno esattamente così, se a Palazzo Chigi ammettono che «è da due giorni che al Quirinale sono arrabbiatissimi». Anche per questo, ieri mattina Gianni Letta ha usato il suo canale privilegiato con il Colle per confrontarsi su come i giornali avevano riportato l'incontro: «Non è vero che il premier ha minacciato l'uso della piazza, né con il presidente né dopo. Forse il Quirinale dovrebbe precisarlo», è stata la proposta del sottosegretario. Napolitano a sua volta aveva altri motivi per lamentarsi: Il Giornale e Libero, che lo invitavano brutalmente a darsi da fare per difendere Berlusconi dal «golpe» dei pm di Milano, meritavano, hanno pensato al Quirinale, una risposta ferma.

È nata così la nota di precisazione che ha lasciato a bocca aperta Berlusconi e i suoi. Con il premier che a caldo se l'è presa per quel finale minaccioso sul possibile scioglimento della legislatura («Io ho i numeri in Parlamento, sono sicuro che aumenteranno addirittura, se questa doveva essere un'arma contro di me è spuntata, voglio vedere come si fa ad andare al voto anticipato senza il mio consenso...», il senso del suo sfogo), poi si è interrogato sul da farsi, a questo punto.

Perché dal suo entourage spiegano che con una posizione di così difficile interpretazione come quella del Quirinale, sono tutte da valutare le prossime mosse. «Non sono io che voglio lo scontro, ma se a Milano hanno deciso di distruggermi devo difendermi, e lo farò con tutti i mezzi», ripete da giorni Berlusconi, lasciando aperta ogni strada.

«Il problema - spiega un fedelissimo del premier - è che bisogna capire se, quando Napolitano parla di toni bassi e niente scontri, può offrire anche la garanzia che mentre noi deponiamo le armi non ci siano i giudici che prendono la mira e ci sparano... In quel caso si può ragionare, altrimenti è chiaro che andremo avanti...». Per questo ieri nessuno nello stato maggiore del Pdl ha osato sbilanciarsi con dichiarazioni pubbliche, se non Cicchitto per ribadire che il premier si sta solo difendendo e che comunque il governo è «nella pienezza del mandato elettorale» con i suoi numeri saldi, quindi non si vede come si potrebbero sciogliere le Camere.

A meno che il quadro politico non mutasse, e drasticamente. È quello che sperano nel centrosinistra e nel terzo polo, occhieggiando alla Lega, è quello che temono nel Pdl dove pure gli occhi sono puntati sulle mosse di Bossi. Ma su questo punto Berlusconi si mostra sicurissimo: «La Lega è con noi e non c'è alcuna possibile maggioranza alternativa a questa. Io vado avanti, un mio passo indietro è assolutamente improponibile». È insomma più che possibile la deriva verso lo scontro aperto istituzionale, ma per ora nessuno preme sull'acceleratore. Se ne parlerà domani, quando il Pdl si riunirà nell'ennesimo vertice-consiglio di guerra. Alla vigilia della decisione del gip di Milano che rischia di diventare lo spartiacque della legislatura.

Paola Di Caro