lunedì 28 febbraio 2011

«In quel campo solo ricerche marginali»


MILANO - È il giorno dell'autopsia sul corpo di Yara. All'Istituto di medicina legale di Milano gli esami saranno molto utili a confermare le ipotesi avanzate dagli inquirenti dopo il ritrovamento del corpo della tredicenne scomparsa il 26 novembre scorso e trovata cadavere tre giorni fa. Ora si sa che Yara è stata accoltellata, almeno sei volte, e che si è difesa, ha lottato con l'assassino, prima di essere abbandonata in un campo incolto ai margini del comune di Chignolo D'Isola (Bergamo), a pochi chilometri in linea d'aria da Brembate Sopra, suo paese natale. è proprio lì che ora si concentrano le indagini. La polizia sta passando al setaccio le diverse vie di accesso al campo.
RISALIRE ALLE RICERCHE - Ci sarebbero almeno cinque strade per giungere sul luogo dove è stato trovato il corpo. Nel campo vicino alla zona industriale di Chignolo d'Isola le ricerche sono state compiute, ma secondo alcune indiscrezioni, non sarebbero state abbastanza approfondite. Il particolare è emerso dagli accertamenti in corso. Gli inquirenti vogliono ora sapere chi ha condotto le ricerche nell'area incolta dove sono stati trovati i resti, in quale data e con quale metodologia. «Non si tratta di gettare la croce su nessuno, sia ben chiaro», dice un investigatore. Il particolare è fondamentale per capire se Yara possa essere stata abbandonata lì da tempo o più di recente.
«Uccisa da più persone»
MAPPARE LA ZONA - Intanto la polizia sta tracciando una mappa di tutte le strade percorribili in auto che portano al campo in cui è stato ritrovato il cadavere di Yara. E lo hanno fatto poliziotti in borghese, dotati di telecamera, percorrendo in auto tutte le vie laterali tra il territorio di Chignolo d'Isola e Madone, a non più di dieci chilometri da Brembate di Sopra. L'obiettivo è ricostruire un quadro completo di tutti i punti d'accesso al luogo del ritrovamento, per poi verificare quali telecamere, pubbliche o private, possono aver ripreso spostamenti sospetti. Gli inquirenti sono infatti convinti che l'assassino, o gli assassini di Yara, sono arrivati sul posto in auto con un furgone, per poi scaricare il corpo straziato della povera ragazzina, o forse per ucciderla lì, sul posto.
LE STRADE PER ARRIVARE AL CAMPO - C'è la carreggiata asfaltata della zona industriale di Chignolo d'Isola, via Bedeschi. Poco oltre via Bedeschi, in direzione Ovest, ci sono almeno due stradine sterrate, in mezzo ai campi agricoli e adiacenti un paio di aziende, che permettono poi di raggiungere il campo dove la ragazza è stata ritrovata. Ma la stessa via Bedeschi è divisa in due parti: la porzione che attraversa la zona industriale, dove si sono concentrati gli inquirenti e i giornalisti negli ultimi giorni, e l'altra parte di via Bedeschi che è sul lato opposto del campo in cui è stato trovato il corpo di Yara e raggiunge il centro abitato di Chignolo d'Isola. Anche da lì, tramite una stradina sterrata, si può arrivare in auto al luogo del ritrovamento. Anche questi dettagli e i molteplici punti d'accesso a quel campo, teatro dell'ultimo dramma, non rendono la vita facile agli inquirenti.
Il ritrovamento del corpo di Yara
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«NON SI PARLI DI PERDONO ORA» - Lunedì mattina, con un mazzo di fiori sul banco vuoto e tanti messaggi d'affetto, i compagni di Yara hanno voluto ricordare la tredicenne. Ad accogliere alunni e genitori all'entrata della scuola media delle Orsoline, sotto una pioggerella autunnale, c'era la preside, suor Carla Lavelli: «Ci troviamo a gestire un lutto - ha detto - ad imparare ad affrontare la morte, la nostra e quella di Yara. Dobbiamo convincerci che fa parte della nostra vita». E sull'aggressore o sugli aggressori di Yara, la suora ha detto: «Chi ha commesso un atto del genere dovrebbe ritrovare la propria umanità, che in questo momento vuol dire legalmente costituirsi e riconoscere il proprio errore. Parlare di perdono adesso vuol dire banalizzarlo». «Il perdono - ha proseguito la preside - bisogna costruirselo dentro».
«NIENTE ACCANIMENTO MEDIATICO» - Intanto il direttore generale della Rai, Mauro Masi, chiede di evitare l'accanimento mediatico sulla tragica vicenda di Yara. L'invito del dg è stato rivolto ai direttori di rete, invitati ad una maggiore attenzione al rispetto dei contenuti del Codice tv e minori, e in particolare nei programmi in onda in fascia protetta, ovvero i 'contenitorì pomeridiani. Proprio questi sono stati programmi tv dove più di frequente nel recente passato si sono registrate con insistenza puntate ed «ospitate» a tema unico, relativi a gravi fatti di cronaca che riguardavano peraltro minori.

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