martedì 22 febbraio 2011

Bombe su Tripoli: «Mille morti» Chiuso il gasdotto di GreenStream

MILANO - Dopo quella fugace di stanotte dalla caserma di Bab al Azizia, a Tripoli, Gheddafi si prepara ad una nuova apparizione sulla tv di Stato, proprio mentre giunge notizia che sono oltre mille i morti a Tripoli durante i bombardamenti sulla folla di manifestanti scesi in piazza per protestare contro il regime. A riferirlo è il presidente della Comunità del mondo arabo in Italia (Comai) Foad Aodi, che è in costante contatto, da Roma, con alcuni testimoni in Libia. «Manca l'energia elettrica e i medicinali negli ospedali», ha riferito ancora Aodi, che ha rivolto un appello al governo italiano affinchè si mobiliti «per un aiuto economico e con l'invio di medicinali in Libia. Il governo non rimanga in coma, sordo e cieco, alla rivoluzione che è in atto in queste ore». I battaglioni della sicurezza, fedeli a Gheddafi, hanno nuovamente aperto il fuoco infatti contro i manifestanti a Tripoli. Le violenze sarebbero avvenute nel quartiere di Fashlun, alla periferia della città, che lunedì è stata obiettivo dei raid dei caccia militari libici insieme al sobborgo di Tajura. A Bengasi gli abitanti hanno preso il controllo della città. Lo riferisce Ahmad Bin Tahir, medico locale citato dalla Bbc: «Qui non c'è più la presenza dello Stato - ha detto - Non c'è polizia, non c'è esercito, non ci sono figure pubbliche. Il popolo si è organizzato in comitati per riportare l'ordine».
Dopo la tragica giornata di massacri, 250 solo i morti dei raid di lunedì, la Libia si prepara a fare la conta. La conta dei morti. E la conta di chi è rimasto con Gheddafi. Secondo l'International Federation for Human Rights (Ifhr), sono circa una decina le città in mano agli insorti. Oltre a Bengasi, dice Ifhr, i ribelli hanno il controllo di Sirte e Torbruk, Misrata, Khoms, Tarhounah, Zenten, Al-Zawiya e Zouara. «Il regime di Muammar Gheddafi controlla solo Tripoli, in questo momento lo scontro è in corso solo in quella zona, dove i manifestanti vengono attaccati» ha detto Muhammad Abdellah, vice presidente del gruppo di opposizione. Intanto sono state sospese le attività nei principali porti mercantili libici a causa delle violenze nel Paese. Lo riferiscono fonti di società marittime che operano nel Paese, precisando che si tratta in particolare dei porti di Tripoli, Bengasi e Misurata.

SANGUE E GAS - La pista dell'aeroporto di Bengasi è stata distrutta dai bombardamenti e gli aerei non possono decollare né atterrare, ne ha dato notizia il ministro degli Esteri egiziano. E mentre l'Egitto aumenta le guardie di frontiera, la Lega araba convoca una riunione straordinaria, a Nalut, pochi chilometri dalla Tunisia, i manifestanti hanno bloccato l'afflusso di gas verso l'Italia chiudendo il gasdotto che passa per la loro provincia. La minaccia, pubblicata sul sito Internet del gruppo di opposizione «17 febbraio», era rivolta «all'Unione Europea, e in particolare all'Italia. Con l'accusa di silenzio riguardo le stragi compiute da Gheddafi «la gente di Nalut», aveva annunciato la decisione di interrompere alla fonte l'afflusso di gas, chiudendo il giacimento di al-Wafa. «Per noi il sangue libico è più prezioso del petrolio o del gas», conclude il messaggio. Nel primissimo pomeriggio di martedì Eni conferma di aver chiuso il gasdotto di GreenStream: la condotta trasporta 9,2 miliardi di metri cubi di gas Roma. Sempre sul fronte energetico arriva la notizia, confermata da fonti del governo italiano, del blocco dei terminali libici del petrolio: «La situazione è preoccupante», dice la fonte.
«Varcato il confine di Sollum, zona in mano ai ribelli»
dal nostro inviato Lorenzo Cremonesi
ATTENZIONE ALTA E STOCCAGGI - I flussi di gas importati attraverso il gasdotto Greenstream sarebbero rallentati già da lunedì sera. E la situazione «è in peggioramento» riporta laStaffetta Quotidiana, giornale specializzato sui temi dell'energia. Il sottosegretario allo Sviluppo economico con delega all'energia, Stefano Saglia tranquillizza. «L'attenzione resta alta», specifica ma rassicura sul gasdotto Transitgas, che porta in Italia il gas dal nord Europa: è tornato in funzione dopo l'interruzione della scorsa estate. Quindi, dice «ci sono stoccaggi non utilizzati. Non c'è motivo di preoccupazione». Il ministero ha comunque allertato il Comitato di sicurezza sulle forniture di gas ed è eventualmente pronto a utilizzare gli stoccaggi «ordinari e di sicurezza». «Per l'Italia non ci sono problemi di approvvigionamento di gas», ha detto Marlene Holzner, portavoce del commissario Ue all'Energia, Gunther Oettinger. «Dalla Libia arriva circa il 12% dell'approvvigionamento all'Italia, che è una quantità piccola sul totale. L'ammontare maggiore arriva dall'Algeria con il 33%, mentre dalla Russia arriva il 30% e dall'Olanda il 19%». La portavoce ha comunque sottolineato che «c'è una grande quantità di gas sul mercato e quindi ce n'è a sufficienza in caso ci fosse un'interruzione della fornitura di gas».
Bombe sulla folla. «Genocidio»
EGITTO E CONFINI - Si registrano le prime crepe tra i sostenitori di Gheddafi che ieri notte è apparso in tv per un brevissimo messaggio di 22 secondi dove ha affermato di essere ancora a Tripoli e di non credere alle notizie diffuse dai media in mano ai bastardi rognosi». Diversi militari e politici libici sono passati dalla parte dei manifestanti in seguito all'eccessivo uso della forza per reprimere i cortei. Mentre l'L'Egitto annuncia che sta rafforzando la presenza di truppe lungo il confine con la Libia. Obiettivi: rendere sicuro il confine egiziano e l'apertura del valico di Salum, il principale punto di passaggio sulla costa fra i due stati. In precedenza era stato aperto solo per poche ore al giorno, ora avrebbe il compito di lasciar passare i feriti. Secondo quanto annunciato due ospedali da campo sono già stati allestiti e nella zona sarebbero state aperte anche strutture per accogliere libici in fuga dalla patria.
SPAZIO AEREO E INVITI A GHEDDAFI - A Bengasi sarebbe atteso un C-130 dell'aeronautica militare italiana per rimpatriare i primi 100 italiani dalla città libica. Ma l'aeroporto è distrutto. Rispetto al rientro degli italiani altri due aerei di Alitalia dovrebbero partire alla volta della Libia. Tripoli ha, nel frattempo, autorizzato l'atterraggio degli aerei russi che rimpatrieranno i cittadini di questo paese residenti in Libia. Lo ha annunciato una telefonata dell'ambasciatore russo a Tripoli, Vladimir Chamov. Secondo precedenti informazioni diffuse dal ministero per le emergenze, sono 563 i russi che ancora si trovano in Libia, 204 dei quali dipendenti delle Ferrovie russe, impegnate nel progetto per l'alta velocità da Bengasi e Sirte. Intanto, da Mosca, il segretario del Partito Nazional democratico russo, Vladimir Zhirinovsky, in una dichiarazione pubblicata sul sito del suo partito si rivolge a Muammar Gheddafi. «Le suggerisco di fare di Mosca la sua residenza definitiva. La invito sinceramente come mio gradito ospite». Il governo turco sta, invece, organizzando il rimpatrio dei suoi cittadini con tre navi. «Ci sono 4.857 cittadini turchi a Bengasi e dintorni e le navi ne porteranno via circa 3mila, circa mille sono stati evacuati per via aerea», ha riferito il ministero degli Esteri turco Ahmet Davutoglu spiegando che i trasferimenti avverranno via mare dopo che non ha ottenuto i permessi per atterrare all'aeroporto di Bengasi. Il ministro ha detto anche che altri 10 Paesi hanno chiesto l'aiuto della Turchia per evacuare i propri cittadini, ma non ha specificato quali. La Anatolia news ha riferito che altre due navi potrebbero salpare oggi e domani.

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